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Basta non tapparsi gli occhi per accorgersi del misero e miserabile dibattito politico in corso nel nostro paese. Nemmeno le elezioni in Basilicata se la passano meglio, e nemmeno le autoreferenziali primarie vedono la luce in questo annus horribilis in decade malefica.

Basta una brevissima parentesi per accorgersi della miseria della discussione politica del nostro paese. La ripetizione coatta degli stessi futili argomenti, il personalismo insopportabile, la lamentazione querula, la dissimulazione continua. Basta potersi allontanare dal mondo sempre più ristretto, di gente che parla di se stessa a se stessa, per capire perché – per la seconda volta in pochi mesi – un’elezione locale in Italia sia stata disertata da più della metà degli elettori e perché i votanti al congresso dell’unico partito rimasto tale in Italia si siano quasi dimezzati.

Partecipare. Ma a cosa? A cosa serve la mia partecipazione in un’epoca in cui perfino il parlamento è spossessato del suo potere costitutivo di decidere entità e destinazione del prelievo fiscale. Dopo aver blaterato per un ventennio di federalismo e sussidiarietà, chi è, chi ha eletto, a chi risponde, questo Cottarelli che ha individuato 32 miliardi di spese inutili da tagliare, sapendo lui Saccomanni e Letta, che quel taglio corrisponderebbe ad un calo del PIL di almeno 50 miliardi. Volete il mio voto la prossima volta? Dovrete sudare sangue.