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Non piove più. Bersani ha finito di parlare. Un discorso straordinario, il suo. Ha messo al centro il rinnovamento della politica: ha parlato della necessità di darsi un tempo, di dimezzare i privilegi, di rinunciare alla sovranità delle burocrazie, per restituirla ai cittadini.

«La politica non deve chiedere sacrifici, deve farne», dopo questi vent’anni desolanti, ha detto, accolto da un’ovazione.

Ha accettato di buon grado la decisione di molti parlamentari di non ricandidarsi, dopo la terza legislatura. Nomi importanti che hanno fatto una scelta importante, scegliendo la piazza di San Giovanni per comunicarlo agli elettori democratici: mettersi a disposizione del partito e dei suoi elettori, rimettendo il mandato nelle mani del segretario.

Ha detto che, se si votasse all’inizio del 2012, si terrebbero,una settimana prima della presentazione delle liste, le primarie per i parlamentari.

Ha parlato di legalità e del coraggio da avere, in tutto il Paese, per ridare dignità alla politica.

Pensando a Genova e alle Cinque Terre, ha lanciato una campagna per portare a zero il consumo di suolo e per intervenire in difesa del paesaggio e contrastare il dissesto idrogeologico, chiedendo a tutti gli amministratori locali del Pd di immaginare (e di praticare, soprattutto) un nuovo modello di sviluppo per le proprie città. Ha chiesto ai democratici di contribuire all’emergenza ligure, ricordando di essere stato angelo del fango, da giovane.

Infine, ha dichiarato, con tono ispirato, che diventeremo un Paese tecnologico, il primo d’Europa. Che la banda larga e la rete serviranno per dare informazione a tutti i cittadini, per risparmiare tempo e risorse, per consumare meglio l’energia, per pagare le tasse senza dover passare dal commercialista (e senza evaderle, anche).

Ha proposto, senza troppi giri di parole, una patrimoniale e una corrispondente diminuzione delle tasse su lavoro e impresa. Ha promesso di dedicarsi alla finanza, per ridare controllo democratico ai cittadini.

Si è rivolto, dall’inizio alla fine del suo discorso, ai giovani italiani, alle ragazze soprattutto: «li accompagneremo nel futuro», il loro, con umiltà e determinazione. La folla si è animata. Contratto di lavoro a tutela progressiva, ammortizzatori sociali universali, nuove forme di partecipazione alla direzione delle imprese da parte dei dipendenti.

Ha parlato di un orgoglio italiano da ritrovare, giorno dopo giorno, e dell’Europa, un orizzonte di cui il Paese si deve riappropriare.

Ha chiesto, infine, a ogni elettore di mobilitarsi: di dedicare il tempo libero al nostro Paese, nelle prossime settimane, perché il cambiamento si possa realizzare.

Oops, scusate: questo è quello che ha detto Civati, non Bersani. Pardon!