Nell’intervista a risposta secca con Enrico Mentana, Matteo Renzi, ospite alla Festa Democratica nazionale di Genova, rompe gli indugi ed esce allo scoperto: «Sono disponibile a guidare il Pd se gli elettori lo vorranno». «Che io ci stia facendo un pensierino non è un mistero – scherza Renzi – il problema è che regole ci saranno, e soprattutto che tipo di idee ci saranno». Si candida dunque alla guida del primo partito di centrosinistra e lo fa come al solito a modo suo: «Se il Pd parla dell’Italia vince, se parla del Pd perde, perdiamo tutti». E ancora: «Voglio un partito leggero, non anni Settanta. Un partito a rete, non a piramide».

Ma il nodo cruciale rimangono ancora una volta le regole congressuali: «Questo benedetto congresso va fatto entro il 7 novembre. Io comunque mi son tenuto libero tutte le domeniche prima… È ora che Epifani fissi il congresso e si decidano le regole». E poi continua: «Non possiamo ripetere l’errore dell’altra volta di sbagliare un calcio di rigore a porta vuota. Dobbiamo vincere». «Perché – spiega il sindaco di Firenze – di una sinistra che perde le elezioni non so che farmene. Voglio una sinistra che governi l’Italia, non che si compiaccia di essere di sinistra».

Poi tocca alcuni punti ancora dolenti per i democratici, come il voto dei 101 franchi tiratori a Romano Prodi per il Quirinale – «Se tu vai alla riunione di gruppo e dici siamo d’accordo e poi non lo voti, questo è un atteggiamento immorale e inqualificabile» – e il governo delle larghe intese: «Il giochino è chiaro: l’Imu l’avrà tolta Alfano, la Service tax l’hanno messa i sindaci. L’unica promessa elettorale realizzata di Berlusconi gliela abbiamo esaudita noi».  E ancora: «Sono contento che Kyenge sia al governo, sarò ancora più contento quando il governo abolirà la Bossi-Fini».

Sulla vicenda politico-giudiziaria del Cavaliere il sindaco dice: «Dopo vent’anni rivendico per questo paese il diritto a non parlare tutti i giorni di Berlusconi. Io non mi son mosso, è lui che è stato condannato in via definitiva – precisa Renzi – Continuo a dire che bisogna aver rispetto per chi lo ha votato. Se per vent’anni hanno votato Berlusconi bisogna capire perché l’hanno fatto. Mi hanno preso per matto, ma continuo a dire che va preso il voto dei delusi del centrodestra, ma anche del M5S e se continuerà così del Pd». «Sono garantista – spiega Renzi – ma in uno Stato di diritto un cittadino viene condannato in via definitiva, se tu contesti questo fatto contesti le istituzioni». Per questo chiede: «Possiamo non parlare più della decadenza di Berlusconi? il Pd deve parlare di altro. Questo – conclude il sindaco – è il Pd che vogliamo fare noi».

Poi torna sulle proposte: «L’economia di questo paese è fatta di tante aziende serie, ma anche di realtà imprenditoriali di gente che con percentuali bassissime controlla, per esempio, grandi gruppi editoriali e industriali. Il sistema economico – secondo Renzi – deve essere trasparente. Per questo vanno rottamati anche alcuni personaggi dell’economia, non solo della politica. C’è bisogno di una rivoluzione radicale, no di qualche giro di cacciavite».

Finisce con una stoccata al Pd: «Ci sarà un motivo per cui i non garantiti non ci votano – sottolinea Renzi – Il problema è che se si smacchia il giaguaro non si risolvono i problemi dei posti per l’asilo nido. Vanno cambiati gli ammortizzatori sociali. Rovesciando il sistema delle garanzie. Se io ho perdo il posto di lavoro ho diritto a una comunità che mi sostiene. E soprattutto a Bersani: «Se ci fosse stata una vera corrente dei renziani ora sarebbero il 40 per cento del Pd in parlamento. A forza di pensare a come smacchiare il giaguaro abbiamo dimenticato le cose concrete: se in campagna elettorale avessimo pensato un po’ più al lavoro, al governo c’eravamo noi senza Schifani e Alfano».