La credibilità dell’Italia, messa in discussione dai tedeschi all’indomani delle elezioni, è tornata al posto che merita con le dichiarazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato, con le sue parole – «Noi rispettiamo profondamente la Germania per i suoi successi, ma esigiamo rispetto per il nostro Paese» – e la ferma, ma corretta, decisione di non incontrare il candidato socialdemocratico alla Cancelleria Peer Steinbrueck, ha confermato di essere uno statista di primo piano.
Tra poche settimane si dovrà eleggere un nuovo presidente della Repubblica (il mandato di Re Giorgio scade il 15 maggio); i più chiacchierati dai media Emma Bonino, Giuliano Amato e Romano Prodi. Nei prossimi giorni si faranno anche i nomi di Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Pier Ferdinando Casini con Massimo D’Alema e Mario Monti sempre in punta di fioretto come outsider. Tutti nomi più o meno accettabili dal Parlamento ma che non hanno i voti necessari per essere eletti. Ed è in questa concitata fase politica che potrebbe rispuntare il nome di Giorgio Napolitano per un secondo mandato.
Abbiamo visto come è difficile mettere d’accordo tutti gli attori; aggiungiamo pure che siamo nel “semestre bianco” della presidenza della Repubblica – ovvero il semestre finale del settennato in cui il presidente in carica non può né sciogliere le Camere né affidare la formazione di un nuovo governo – per cui la situazione di stallo è talmente complicata che rischia davvero di bloccare l’intero Parlamento.
Il presidente ha ribadito più volte, l’ultima proprio ieri, di non volersi ricandidare («Non esistono proroghe, non esistono rielezioni a tempo, l’ho già detto tante volte. La cartà d’identità conta. Non credo che sia onesto dire “tranquilli, posso fare il Capo dello Stato fino a 95 anni”»), però, data la disperata situazione politica in cui versa il paese, l’idea di un Napolitano-bis potrebbe essere una soluzione o addirittura la soluzione.
L’idea è questa: Napolitano viene rieletto al larga maggioranza; traghetta il Parlamento verso un nuovo governo mettendo i vari protagonisti al loro posto (Grillo, Bersani, Berlusconi, Monti etc.) e portando la pace tra i diversi schieramenti in modo che si approvino quei 7-8 punti che il Pd e M5S hanno in programma. Dopo di ché, diciamo tra un anno-un anno e mezzo, Napolitano si dimette perché troppo stanco per reggere il peso di un settennato completo.
Le alternative sono limitate: in questo momento abbiamo bisogno di uno statista non di un altro politico.
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