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Tra una settimana iniziano le primarie repubblicane, e l’unico che sembra in grado di vincerle è Mitt Romney. Il guaio per l’ex governatore del Massachusetts è che non soddisfa del tutto l’elettorato repubblicano.

Romney non è, da tendenza all’interno del GOP, un uomo dell’estrema destra in seno al Tea Party, bensì un centrista – per di più mormone, religione poco allineata con la politica americana – con idee moderate e lontane dalla destra americana. Con tutto ciò, pur condividendone gli ideali elettorali, Romney sta cercando di disallinearsi dagli estremismi di Bachman, Cain e Perry.

Per questo motivo gli elettori repubblicani lo voteranno turandosi il naso. Saranno però pronti a scegliere un candidato diverso se la base riesce a portarne uno veramente in gamba, cosa che al momento non esiste. Donald Trump, Michelle Bachmann, Rick Perry, Herman Cain o lo stesso super esperto Newt Gingrich, non sono – e probabilmente mai lo saranno – gli assi da poter calare in Iowa per il primo caucus di queste primarie, per cui il candidato che presumibilmente uscirà vincitore sarà proprio Mitt Romney.

Potrebbe anche essere che la forza di Romney stia proprio nel non avere un largo consenso a destra, e quindi la maggioranza dei repubblicani lo voti esattamente perché è un moderato rispetto al Tea Party.

Come avviene in Italia, anche negli Stati Uniti la vera forza elettorale è nel centro. Ed il centro americano – a differenza dell’Italia – non ama gli estremisti sia di destra che di sinistra, pertanto, anche se la base repubblicana è spostata moltissimo a destra, gli elettori non sono conformati al partito e quindi le chances di vittoria per Romney sono molto alte rispetto a quanto si osserva all’interno del GOP.

Gli ultimi sondaggi nella base repubblicana danno gli estremisti vittoriosi alle primarie. Avranno però scarsissime possibilità di battere Obama a Novembre. Al contrario, gli elettori voterebbero una figura moderata, anche con pochissimo scarto, sapendo però che ha buone possibilità di vederlo vincitore quando conterà davvero. Questa figura corrisponde in tutto e per tutto a Mitt Romney.

C’è inoltre la possibilità che l’ex governatore del Michigan si accontenti di perdere voti a destra perché convinto – a ragione secondo me – che ad ogni voto conquistato da quelle parti corrispondono due voti persi al centro e tra i non allineati a nessun partito.

Appare quindi evidente che in questo esatto momento a Romney non interessi corteggiare l’estrema destra repubblicana, ma potrebbe farlo quando le sue possibilità di vincere le primarie sono agganciate ad un filo così sottile da dover necessariamente attaccarsi al Tea Party per non perdere. I sondaggi però escludono che si arrivi a tal punto, ma guardare al futuro è prerogativa di ogni politico che si rispetti, e Romney non è certo un pivello.

Tuttavia il merito di Romney è quello di non voler stravincere le primarie – basterebbe arrivare in fondo anche con un solo voto di scarto – in modo che gli sconfitti non siano ostili alle presidenziali. Tale risultato lo potrà ottenere solo se non li attacca troppo durante la campagna elettorale. Questo gli consentirebbe di ricevere i voti di tutti proprio nel momento in cui servono davvero: alle elezioni presidenziali di novembre 2012. L’unico modo per battere Obama sembra essere questo, e anche se il Presidente è drasticamente sceso negli ultimi sondaggi, la sua popolarità è ancora così alta da consentirgli di vincere le elezioni anche contro un candidato forte. Figuriamoci se l’avversario non ha l’appoggio di tutto il partito repubblicano.