I tassisti hanno proclamato uno sciopero nazionale per il prossimo 23 di gennaio.

Riuniti in una affollatissima assemblea a Bologna, hanno dichiarato guerra alle liberalizzazioni annunciate dal governo. Governo che tra l’altro non li ha ancora ricevuti e non ha ascoltato le loro ragioni, ma sono bastate le indiscrezioni girate in questi giorni per allarmare la categoria.

Qualcosa di più sembra profilarsi a proposito dei benzinai: una prima bozza del decreto – che come annunciato dal sottosegretario Catricalà dovrebbe essere pronta il 20 gennaio – delinea le aperture previste dal governo. Anche in questo caso si tratta di voci che Palazzo Chigi smentisce, ma che sembrano invece avere una maggiore consistenza. Innanzitutto ogni gestore avrà la possibilità di non essere più vincolato ad un’unico marchio: significa che i benzinai potranno offrire carburanti di compagnie diverse o “no brand”, il ché, in teoria, dovrebbe permettere di scegliere le offerte più interessanti.

Non solo: presso i distributori si potranno anche comprare tabacchi, giornali, dolci e bevande. E i gestori, se lo vorranno, potranno riscattare le pompe di benzina pagando, ovviamente, un indennizzo alle compagnie petrolifere.

Compagnie che contestano quelle che potrebbero essere le decisioni del governo, perché – dicono – «siamo noi che ci mettiamo il marchio, facciamo pubblicità, costruiamo e contribuiamo alla manutenzione dell’impianto: il multi-marche sarebbe il caos».

Decisamente più inquietanti, infine, le minacce giunte a FederFarma sotto forma di lettere anonime: tre missive contenenti siringhe e polvere pirica, annunciate lunedì scorso dopo una telefonata ai Carabinieri.