Dunque sono finiti i vent’anni di Berlusconi. Ma io vorrei che finissero i quaranta di Reagan e dei suoi figli politicamente illegittimi; vorrei che non fosse vero quello che sostiene ad ogni occasione Krugman: la battaglia degli economisti è finita con la disfatta della destra, ma che gli unici che non se ne sono accorti sono i politici della sinistra.
Se ieri mattina sul Corriere persino Alesina e Giavazzi – che già è tutto dire – sono arrivati a capire che ci servono alcuni anni di flessibilità sui vincoli fiscali, che cosa impedisce alla sinistra se non il suo essersi così sbiadita dall’esser diventata destra.
Cosa me ne importa che sia finito il ventennio berlusconiano se continuiamo nelle politiche che da quarant’anni provano a dimostrarci che il fardello che ci trascina a fondo è il welfare state, la spesa pubblica. È straordinariamente paradossale, è come se sotto sotto l’unico modello da seguire è quello dello shutdown repubblicano.
Si, va bene: invece di avere il beneficiario del Lodo Alfano avremo l’autore del Lodo, impegnato, secondo le allucinazioni di Galli della Loggia, a costruire un’identità della destra alternativa in un paese che parla a tutti i livelli un linguaggio di sinistra. Ecco, appunto: siamo alla sinistra che vuole diventare destra.
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