La netta vittoria della sera prima non ha spaventato gli avversari di Romney alla nomination repubblicana, anzi li ha spronati a cambiare tattica. Ed infatti, nel secondo incontro nella mattinata di Concord, i colpi bassi sono volati. L’unico astenuto è stato Ron Paul, a cui piovono parecchi interrogativi sul comportamento finora espresso. Jon Huntsman piange in tv, Rick Perry non pervenuto.
Mitt Romney, nei due dibattiti televisivi in 12 ore prima delle primarie del New Hampshire, ha avuto due diverse fasi: nella prima di sabato sera su Abc ha talmente intimidito gli avversari che anche i nostalgici del Tevere un moderato per la corsa alla Casa Bianca; nel secondo incontro di domenica mattina, trasmesso da NBC “Meet the Press“, i suoi avversari gli hanno reso pan per focaccia attaccandolo dall’inizio alla fine. E per la prima volta l’ex governatore del Massachusetts è apparso in difficoltà.
Se nei primi 90 minuti di confronto a due giorni dalle primarie in New Hampshire, l’ex governatore del Massachusetts non è stato scalfito dai deboli attacchi dei suoi cinque avversari concentrandosi su nuovi affondi nei confronti del presidente Barack Obama accusandolo di «trascinare l’America verso il declino», condannando la «slealtà cinese che ci fa perdere posti di lavoro» e invocando il «rovesciamento» della sentenza della Corte Suprema che sancì il diritto all’aborto, nel secondo dibattito le cose sono andate diversamente. Ad aprire gli attacchi è stato l’ex speaker della Camera Newt Gingrich: «Romney non è eleggibile perché troppo liberal, è stato già sconfitto da Ted Kennedy e John McCain, contro Obama perderebbe ancora». Riprende Santorum: «Continua a vantarsi dei successi da governatore in Massachusetts ma se era così popolare perché non si è ricandidato?».
Mitt cerca di parare i colpi – «Sono un conservatore, orgoglioso del mio curriculum» – ma si sente nell’aria la difficoltà del momento. Poco tempo di embasse e si ritorna con gli attacchi. Santorum: «Nel 1994 vinsi in Pennsylvania in un collegio democratico mentre Romney perse in Massachusetts contro Ted Kennedy, perché io mi battevo per i valori conservatori, lui era alla sinistra di Kennedy». Per la prima volta in quindici dibattiti Romney è seriamente in difficoltà. L’ultima stilettata arriva dal debuttante Jon Huntsman: «Mi hai accusato di aver servito Obama come ambasciatore a Pechino, ma diplomatici e militari servono la nazione quando vengono chiamati a farlo». Huntsman, chiaro e tondo, dà dell’anti-patriottico a Romney.
L’unico che non si unisce al tutti-contro-uno è Ron Paul, anzi in più di un’occasione ha cercato di correre in aiuto dell’avversario, non riuscendoci, portando il dibattito sull’economia. I mancati attacchi di Paul a Romney sono uno dei grandi interrogativi di questa campagna: più di un analista ipotizza che ci possa essere un accordo sotto banco tra i due, dato avvalorato dalla tesi che il deputato del Texas spesso battaglia i conservatori piuttosto che il favorito. A “Meet the Press” Paul ha avuto la peggio soprattutto contro un roboante Rick Santorum: «Ron Paul è sempre stato ai margini, le sue idee economiche non hanno futuro, l’unica cosa certa che avverrà se sarà presidente è il ritiro dell’America dal mondo con la chiusura di tutte le nostre basi».
Alla chiusura del dibattito i sondaggi di Gallup danno ancora Mitt Romney in vantaggio di 12 punti su Gingrich e di 13 su Santorum, per cui sembra abbastanza ovvio che si stia attrezzando già per il South Carolina del 21 piuttosto che la sfida di domani in New Hampshire. L’imprevedibilità di queste primarie fa naturalmente il gioco di Obama che si ritroverà un avversario stremato dalle primarie, anche se Karl Rove, l’ex guru di George W. Bush, indica Romney come «quello più pesante».
Durante i dibattiti di Manchester e Concord, il candidato centrista Jon Huntsman si è lanciato in un pianto trattenuto facendo la vittima della situazione. Nate Silver dice che anche se i sondaggi lo danno al secondo posto in NH col 16-17%, Huntsman è partito troppo tardi. Sarà lui domani il secondo di Romney?
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