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De Benedetti ha sporto denuncia contro ignoti perché si è trovato l’auto manomessa e la sede della CIR è stata al centro di una vicenda di spionaggio: è ormai gossip politico.

Tutto nasce con le immagini della D’Addario a Villa Certosa, da quel giorno è tutto un susseguirsi di scabrosi retroscena applicati alla politica. “Sono stato facile profeta quando ho previsto che l’imbarbarimento provocato da una ben precisa campagna di stampa avrebbe messo in moto una spirale che va assolutamente arrestata. Da editore ho stracciato molti servizi e molte fotografie“, diceva Berlusconi per delle storie di squillo legate a D’Alema. Quelle parole oggi sembrano delle minacce messe in atto: i suoi giornali, il Giornale in testa, ha messo in pratica le parole del premier facendo tremare i luoghi del potere capitolino. Marrazzo è il primo a cadere con la storia dei viados, aumentata a dismisura dalla morte di Brenda – la trans che avrebbe ripreso i suoi clienti VIP con un telefonino la cui storia si intreccia con quella dell’ex Governatore laziale – ma portata al tracollo gossipparo col recente decreto di espulsione a China, l’altra trans amica di Brenda e probabile concubina di Marrazzo.

I video dell’ex “Mi manda RaiTre” sono stati portati a Feltri, allora direttore di Libero, ma solo quando è tornato a dirigere il Giornale con la dipartita di Mario Giordano – “Quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto (siano essi premier, direttori di giornali, editori, ingegneri, first lady, body guard o avvocati) riteniamo siano solo fatti loro. E siamo convinti che i lettori del Giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che non riuscisse a fermare la barbarie e si trasformasse nel gioco dello sputtanamento sulle rispettive alcove” – il gossip è stato realmente applicato alla politica. Gianfranco Fini per il solo fatto di dire apertamente che Berlusconi non è un monarca assoluto si è sentito consegnare da Feltri una missiva il quale lo inquadravano in video hard molto compromettenti. Il presidente della Camera rispose picche e querelò il direttore del Giornale. Ma Feltri non demorde: poco dopo si è buttato a capofitto sulla sinistra istigatrice dei magistrati pubblicando la notizia che Ezio Mauro, direttore di Repubblica, ha comprato una casa pagandola in nero. Non contento ha sparato contro il direttore di Avvenire Dino Boffo (il giornale dei Vescovi aveva scritto che Berlusconi sbagliava col suo comportamento immorale) accusandolo di aver molestato telefonicamente un suo amante, quindi dandogli dell’omosessuale. Stavolta il bersaglio è stato colpito e Boffo si è dovuto dimettere.

Qualche settimana dopo tocca a Canale5, dove il vicedirettore del Tg5 Claudio Brachino fa pedinare e filmare il giudice Mesiano, reo di aver condannato la Mondadori a pagare 750 milioni di euro alla CIR di De Benedetti, portandolo alla gogna mediatica facendo vedere le stramberie di un magistrato dai calzini turchese.

Qualche giorno fa l’articolo pubblicato sul Giornale (sempre lui!) diceva che l’Onorevole Mussolini avrebbe una storia con Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, storia anche questa corredata da video registrati dal presunto ricattatore.

L’Ingegner De Benedetti giorni fa ha sporto denuncia contro ignoti per «un’ intrusiva e dolosa manomissione rilevata all’interno dell’autovettura» che usa a Roma. Nell’Audi che l’ingegnere usa per i suoi spostamenti romani, è stato trovato un alloggiamento all’interno del paraurti, nel quale, presumibilmente, doveva alloggiare un sistema di localizzazione GPS per tenere sotto controllo i suoi movimenti. Inoltre, qualche giorno prima, la dirigenza della Cir aveva avuto dei sospetti che alcuni documenti segreti fossero stati trafugati dalla sede della holding, per cui tutta la vicenda si è trasformata in un gigantesco caso di spionaggio industriale.

Venerdì Feltri in una missiva con una lettrice (?) fa dietrofront alle accuse su Boffo: “Il cosiddetto dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato come arma [fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”][…] Persino l’Avvenire, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi. Niente di eccezionale, per carità. […] Personalmente non mi sarei occupato di Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato. […] Forse sarebbe rimasta piccina (la vicenda, ndr) se Boffo, nel mezzo delle polemiche, invece di secretare il fascicolo, l’avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che si trattava di una bagattella e non di uno scandalo. […] Boffo ha saputo aspettare tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione”.

A me non sembra lo stesso direttore Feltri che tra agosto e settembre attaccò il direttore di Avvenire con frasi tipo “Boffo è il capofila dei moralisti impegnati a lanciare anatemi contro Berlusconi per le sue vicende private […]. Il dottor Savonarola aveva una relazione omosessuale” e continuava “Però il molestatore, per favore, la smetta di negare e di strillare che il Giornale si è costruito in casa un dossier bugiardo. Finora qui di bugiardo c’è solo lui. Il quale, se avesse ammesso subito la consistenza della notizia, avrebbe fatto cessare il polverone nel giro di 24 ore”, e ancora “Non si tratta del piacere perverso di ficcare il naso nel privato di un uomo di potere, quanto, piuttosto, di documentare il doppiopesismo di certa stampa. Missione compiuta. […] Ci premeva soltanto dimostrare che le sue prediche (di Boffo) erano in contrasto con il suo stile di vita privata. Il pulpito da cui provenivano non era idoneo”.

La capacità di Feltri di farsi da parte contro Boffo, non è dovuta ad un rinsavimento tardivo, ma solo alla paura di venir querelato e quindi di dover rispondere delle proprie gesta. Ma Feltri non si è affatto scusato: “Né scuse né lacrime”.

To be continued…[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]