La guerra in Medio Oriente si è espansa rapidamente, con un’escalation iniziata esattamente un anno fa quando Hamas ha attaccato Israele. Quello che era partito come un conflitto tra Israele e Gaza si è allargato coinvolgendo l’intera regione. Ora, dopo l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele del primo ottobre, si aspetta una risposta da Tel Aviv. Si ipotizza che Israele possa colpire impianti petroliferi iraniani, ma c’è il rischio che vengano presi di mira anche obiettivi legati al programma nucleare di Teheran, il che potrebbe portare a una guerra su scala internazionale.
Questa fase del conflitto, che fa parte di una questione irrisolta da più di un secolo, coinvolge non solo l’Iran e i suoi alleati come Hezbollah e gli Houthi, ma anche le monarchie del Golfo, gli Stati Uniti e l’Europa. Il pericolo di una guerra regionale resta alto, e la tensione tra Israele e Iran ne è la prova. Ma per capire meglio la situazione attuale, bisogna guardare a come tutto è iniziato un anno fa.
Un anno fa
All’alba del 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco contro Israele dalla Striscia di Gaza, uccidendo oltre mille persone e prendendo molti ostaggi. Israele ha risposto con un’offensiva di terra e aerea, che in un anno ha causato la morte di più di 41mila palestinesi, secondo le autorità di Gaza. Il 9 ottobre, Israele ha bloccato completamente la Striscia di Gaza, tagliando elettricità, cibo e carburante. Il 27 ottobre è iniziata l’incursione via terra con l’obiettivo di eliminare Hamas, distruggere la sua rete di tunnel e liberare gli ostaggi. Alcuni di questi sono stati scambiati durante una breve tregua, altri sono stati liberati dalle forze israeliane, alcuni non sono sopravvissuti.
La Cisgiordania, occupata da Israele e controllata parzialmente dall’Autorità Nazionale Palestinese, è stata anch’essa teatro di violenza. Scontri tra coloni israeliani e palestinesi si sono intensificati, con numerosi attacchi da entrambe le parti. Le forze israeliane hanno condotto operazioni in città come Nablus e Jenin, con l’obiettivo di colpire gruppi affiliati a Hamas e al Jihad Islamico, lasciando centinaia di morti tra i palestinesi.
Hamas non è rimasto l’unico protagonista del conflitto. Già l’8 ottobre, Hezbollah ha aperto un nuovo fronte nel nord, lanciando razzi e costringendo Israele a evacuare decine di migliaia di civili. La situazione al confine con il Libano è rimasta a bassa intensità per mesi, ma le tensioni sono aumentate progressivamente, portando il Libano nel conflitto, con raid israeliani e l’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah.
L’incognita Iran
Un’altra incognita in questa guerra è il ruolo dell’Iran. Sebbene Teheran abbia negato di essere dietro l’attacco di Hamas, il coinvolgimento diretto e indiretto dell’Iran è diventato sempre più evidente. Nel corso dell’anno, Israele ha bombardato obiettivi iraniani in Siria e ha risposto a missili e droni lanciati dall’Iran. Anche gli alleati di Teheran, come gli Houthi dello Yemen, hanno preso parte al conflitto, attaccando navi nel Mar Rosso e mettendo in crisi il commercio internazionale.
Israele, nel frattempo, ha continuato la sua campagna di eliminazioni mirate contro leader di Hamas, Hezbollah e delle forze iraniane. L’uccisione di Nasrallah ha scosso il Libano, e altri leader di spicco sono stati eliminati in operazioni aeree e di terra.
Hezbollah con le spalle al muro
Frattanto, la situazione si è ulteriormente complicata. Israele ha inviato truppe di terra nel sud del Libano, cercando di spingere Hezbollah lontano dal confine. Gli analisti sono d’accordo che Israele abbia ottenuto una serie di vittorie, sollevando il morale della popolazione e guadagnando punti politici per Netanyahu. Ma anche gli esperti si chiedono: e ora?
Hezbollah è in difficoltà, ma è improbabile che venga completamente sconfitto. Il gruppo, come Hamas, è più di una semplice forza militare: è un movimento ideologico. Anche in uno stato indebolito, continua a sparare missili contro Israele, causando allarmi e paura nelle comunità vicine al confine.
Gli Stati Uniti hanno cercato di evitare una guerra in Medio Oriente, utilizzando diplomazia e deterrenza militare. Tuttavia, non sono riusciti a contenere l’espansione del conflitto, mentre le milizie iraniane hanno colpito basi americane in Siria e Iraq. Gli sforzi per la pace sono stati limitati, con l’ONU che ha impiegato mesi prima di chiedere un cessate il fuoco a Gaza.
A livello globale, questa crisi si è sovrapposta a quella in Ucraina, dimostrando come il sistema internazionale fatichi a gestire più conflitti contemporaneamente. Gli Stati Uniti, che cercavano di ridurre il loro impegno in Medio Oriente, si trovano ora costretti a ritornarvi, mentre la Russia e la Cina osservano attentamente, approfittando di questa distrazione americana.
Crisi umanitaria
Intanto, la crisi umanitaria in Libano è devastante. Più di 2.000 morti, 1,2 milioni di sfollati e continui attacchi aerei su Beirut e altre città stanno mettendo il paese in ginocchio. Le Nazioni Unite accusano Israele di violazioni dei diritti umani, mentre il capo dell’agenzia per i rifugiati chiede il rispetto delle infrastrutture civili e la protezione degli operatori sanitari, molti dei quali sono stati uccisi negli attacchi.
Anche all’interno di Israele l’opinione pubblica è divisa. La fiducia nell’esercito, che era calata, sta lentamente risalendo e Netanyahu ha recuperato terreno politico grazie ai successi militari contro Hezbollah. Tuttavia, c’è chi si chiede quale sia il vero piano a lungo termine. Anche se Netanyahu ha guadagnato consensi, l’instabilità politica del paese è ancora evidente. E mentre gli Stati Uniti consigliano cautela, Israele potrebbe decidere di colpire ancora più duramente l’Iran, alimentando così il conflitto.
Quale futuro in Medio Oriente?
Per ora, il futuro della guerra tra Israele e Hezbollah rimane incerto. La domanda non è più se la guerra continuerà, ma quanto durerà e quale sarà il costo umano e politico di questo nuovo capitolo di un conflitto che sembra non avere fine. Questa guerra, che è ormai arrivata al suo primo anno, continua a destabilizzare il Medio Oriente e il mondo intero, mentre le prospettive di pace sembrano ancora lontane.
Israele ha un obiettivo chiaro: riportare a casa i 70.000 israeliani sfollati a causa del conflitto. Il governo critica le forze di pace internazionali per non aver mantenuto Hezbollah lontano, come previsto dall’accordo dell’ONU del 2006. Il problema, però, è che Hezbollah non solo continua a sparare, ma rappresenta una minaccia costante di invasione. Israele sa che ci vorranno più attacchi per spingerli indietro abbastanza da proteggere i civili israeliani.
Tuttavia, una cosa è chiara: non c’è una strategia su cosa fare dopo. Israele ha ripreso parte della sua potenza militare, ma gli analisti temono che un impegno più profondo in Libano possa portare a una nuova impasse. E anche se Hezbollah è stato fortemente colpito, le minacce dall’Iran e da altre forze nella regione non sono scomparse.
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