La Business Location Sudtirol, la BLS, agenzia controllata al 100 per cento dalla Provincia Autonoma di Bolzano, qualche giorno fa ha inviato una lettera ad alcune aziende venete proponendo loro di trasferirsi in Alto Adige a fronte di un contributo del 75 per cento per l’affitto dei capannoni e l’azzeramento dell’IRAP per 5 anni. La risposta del Governatore della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, è stata violentissima: «È un’autentica vergogna. Una schifezza. La prova provata che il Paese non esiste più. Bolzano ha messo in campo una vera e propria azione di dumping sfruttando un’autonomia che noi non abbiamo». Anche il presidente degli industriali del Veneto Andrea Tomat c’è andato giù pesante: «Non basta più aumentare la nostra attrazione. Dobbiamo anche difenderci».
Nello specifico gli incentivi offerti dall’Alto Adige sono i seguenti: azzeramento IRAP per 5 anni per le aziende che assumano almeno 4 dipendenti; 75 per cento di sconto sulle spese di affitto per il primo anno e del 50 per cento per il secondo. Per gli albergatori previsti incentivi e rimborsi in caso di ristrutturazioni e rinnovo arredamenti. Imprese agevolate che fanno investimenti materiali nel settore artigianale, commerciale e industriale; borse di studio per studenti in sede e per gli alunni della scuola dell’obbligo e delle scuole di formazione trasporto gratuito nei mezzi pubblici.
È evidente che la disparità tra la provincia di Bolzano e il resto d’Italia ci sta tutta. È di fondamentale importanza però capire che il tempo in cui “la colpa è sempre di qualcun altro” non può e non deve più esistere. Dobbiamo definitivamente accertarci di cosa può offrire il territorio in cui viviamo e lavorare per incentivarlo. In particolare gli amministratori locali devono fare tutto ciò che è nelle loro competenze e possibilità per proporre e sviluppare un piano economico importante. Il piano deve necessariamente tener conto delle filiere territoriali e puntare sulle migliori; deve usare strumenti innovativi che innanzitutto premino le aziende che si insediano nel territorio, sia in termini di fiscalità che di servizi; nel contempo devono stare attenti a quegli interventi di speculazione industriale a basso costo tenendo ben presente che le operazioni mordi e fuggi spesso producono solo danni all’economia locale.
Molte regioni italiane possono benissimo vivere solo di cultura e turismo; molte altre sono a statuto speciale, quindi con potenzialità non indifferenti: penso alla peculiarità della Regione Friuli Venezia Giulia, che, essendo a statuto speciale, vive a ridosso di Repubbliche europee come l’Austria e la Slovenia che a loro volta mettono in atto un’azione di dumping nei confronti delle aziende italiane; penso alla Sicilia, a statuto speciale anch’essa, ma che fa di tutto – a parte l’uso dell’arte politica in modo poco nobile – per non sembrarlo affatto specialmente se andiamo a guardare i centinaia di chilometri di macchia mediterranea di cui è favolosamente piena l’isola.
Servono politiche industriali il cui concetto predominante deve essere quello dell’investimento dinamico, ossia incentivare nel pubblico e nel privato tutte quelle attività che possono aumentare la capacità di attrazione e creazione di opportunità. Serve un’economia eclettica e colorata di green economy, perché si arriva ad una buona politica industriale pensando anche all’ambiente: l’ecosostenibile ha dato risultati soddisfacenti in tutto il mondo – fotovoltaico, energia eolica, impianti ad energia solare… – forse è il caso di portarla su scala nazionale visto il luogo in cui vivamo.
Abbiamo tutti gli strumenti per agire bene e in fretta. È il momento che la politica agisca perché non dobbiamo pensare solo a difenderci come dicono Zaia e Tomat, dobbiamo innanzitutto attaccare per costruire nuove opportunità.
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