Negli Stati Uniti, la sorpresa di ottobre è da sempre riferita ai saldi di fine stagione. Durante le presidenziali del 1980 tra il presidente uscente Jimmy Carter e il governatore della California Ronald Reagan, William Casey, che dirigeva la campagna elettorale di Reagan, usò la frase per la prima volta per riferirsi a un ipotetico evento imprevisto a ridosso delle elezioni presidenziali e influenzarne il risultato. Da allora anche i media lo hanno utilizzato per descrivere disastri politici inaspettati nelle ultime settimane della campagna. Casey, che poi venne nominato direttore della Cia da Reagan, si riferiva alla crisi degli ostaggi in Iran.
Ottobre 1980
Il 4 novembre del 1979, alcune centinaia di studenti indotti dall’Ayatollah Khomeini a manifestare contro gli interessi americani in Iran, assaltarono l’Ambasciata statunitense a Teheran prendendo in ostaggio tutti i dipendenti che si trovavano all’interno. Sei riuscirono a scappare, altri vennero liberati poco dopo, ma la maggior parte rimase in ostaggio per oltre un anno nonostante i tentativi diplomatici per ottenerne la liberazione.
Come si può immaginare i media non parlavano d’altro, e man mano che si avvicinava la data delle elezioni le pressioni su Carter aumentavano. Il 10 giugno del 1980 il Washington Post scrisse: «La più grande paura tra le persone vicine a Ronald Reagan è che una “sorpresa di ottobre” dia al presidente Carter una spinta inaspettata nella campagna elettorale». Il senso era questo: se Carter fosse riuscito a liberare gli ostaggi poco prima delle elezioni, il suo consenso sarebbe potuto crescere lasciando Reagan senza il tempo di riprendersi. Non successe, anzi: gli ostaggi vennero liberato il 21 gennaio 1981, il giorno dell’insediamento di Reagan.
Nel 1992, Gary Sick, ex consigliere per la sicurezza nazionale sotto Ford e Carter, ha lanciato l’accusa più pesante in un editoriale del New York Times. Basandosi su decine di interviste, ha affermato che persone legate alla campagna Reagan-Bush del 1980 si sarebbero incontrate segretamente con funzionari iraniani per ritardare il rilascio degli ostaggi americani. In cambio, avrebbero promesso a Teheran un carico di armi israeliane. Anche l’ex presidente iraniano, Abolhassan Banisadr, ha confermato queste accuse. Nonostante ciò, il Congresso ha inizialmente deciso di non indagare, dando vita a quella che è diventata una vera e propria teoria del complotto.
Da allora di sorpresa di ottobre ne sono accadute molte, ma ci limitiamo alle più recenti.
Ottobre 2016
All’inizio del mese, il New York Times pubblicò una dichiarazione dei redditi di Donald Trump che lasciava intendere come, probabilmente, non avesse pagato le tasse federali sul reddito per quasi vent’anni. Legalmente non aveva infranto nessuna legge, visto che sfruttava alcune agevolazioni fiscali previste, ma la questione creò un acceso dibattito.
Poco dopo, l’8 ottobre, il Washington Post tirò fuori un vecchio fuori onda del 2005 in cui si sentiva Trump fare commenti sessisti e denigratori sulle donne: «Quando sei famoso te lo lasciano fare. Puoi fare tutto». Nonostante tutto, lo scandalo non influenzò in modo decisivo il risultato elettorale, ma aumentò l’opposizione contro di lui, culminando con le grandi proteste il giorno dell’insediamento.
Ma la “sorpresa d’ottobre” che lasciò il segno, però, colpì Hillary Clinton. Il 28 ottobre, a circa una settimana dal voto, l’FBI annunciò di aver riaperto un’indagine legata agli anni in cui era segretaria di Stato. La questione riguardava l’uso di un indirizzo email privato per gestire comunicazioni ufficiali, qualcosa che Clinton giustificava come una semplice comodità. Anche se la storia era già emersa nel 2015 con un articolo del New York Times, la faccenda prese una piega più seria e contribuì a un clima di tensione e incertezza proprio a ridosso delle elezioni. La notizia colpì duramente la campagna elettorale di Clinton, che non riuscì a reagire in modo efficace. Il 6 novembre 2016, il giorno dopo le elezioni, l’FBI annunciò di non aver trovato nulla che potesse incriminarla.
Ottobre 2020
Nelle elezioni del 2020, invece, le sorprese d’ottobre furono inaspettate e riguardarono soprattutto Trump, allora presidente e avversario di Joe Biden. Il 2 ottobre, Donald e Melania Trump dichiararono di aver contratto il Covid. All’epoca non c’erano vaccini, e molti iniziarono a chiedersi se fosse prudente rieleggere un candidato avanti con l’età (74 anni) particolarmente vulnerabile al virus.
Un’altra sorpresa, anche se arrivata il 18 settembre, fu la morte della giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg. La sua scomparsa aprì il dibattito su chi avrebbe dovuto scegliere il suo successore. Trump, presidente in carica, o il nuovo eletto?
In molti sostennero che Trump avrebbe dovuto aspettare, visto che nessun presidente aveva mai nominato un giudice della Corte Suprema così vicino alle elezioni. Ma non lo fece: il 2 ottobre il Senato nominò Amy Coney Barrett, una giudice dalle idee decisamente conservatrici.
Ottobre 2024
Manca esattamente un mese alle elezioni presidenziali del 2024, e anche se ottobre è appena iniziato, gli imprevisti non sono mancati: Trump è stato vittima di due attentati e il Partito Democratico ha cambiato candidato, sostituendo all’ultimo minuto Joe Biden con Kamala Harris.
Sebbene sia difficile prevedere la classica “sorpresa di ottobre”, ci sono alcune situazioni che potrebbero avere risvolti imprevedibili o pesare sul risultato finale. Un esempio è la crisi in Medio Oriente: la guerra nella Striscia di Gaza va avanti da quasi un anno, ma nelle ultime settimane gli attacchi israeliani si sono estesi anche al Libano, colpendo Hezbollah, il gruppo politico-militare alleato dell’Iran. E tutto questo accade con gli Stati Uniti che continuano a sostenere Israele.
Un altro fattore che potrebbe influenzare le elezioni è l’uragano Helene. Negli ultimi giorni ha devastato il sudest degli Stati Uniti, lasciando dietro di sé una scia di oltre duecento morti, distruzione e conseguenze pesanti per la popolazione.
Poi c’è Trump, che oltre alla campagna elettorale deve fare i conti con due processi penali: uno per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, in cui è accusato di aver incitato la rivolta, e l’altro per aver tentato di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 in Georgia. C’è anche un terzo processo, dove è già stato giudicato colpevole per aver gestito male dei pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, ma la sentenza verrà emessa solo dopo le elezioni.
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