Vendola cambia tattica: «Non avremo difficoltà a dialogare con Renzi, vedo un tratto di spigliatezza, di modernità, in un organismo giovane e non pletorico». E quindi il presidente di Sel invia un nuovo, ennesimo segnale distensivo al Pd di Renzi per “toglierci la polvere del passato”, come dice lui stesso. In realtà l’effetto Renzi dentro Sel si fa sentire da un bel pezzo, e al congresso di gennaio – questo sconosciuto – le preoccupazioni sul tema dell’alleanza con i democratici sono diventate il punto focale del dibattito interno.
Un’alleanza che è scomparsa nei discorsi di Renzi, ma che si farà nuovamente sentire in primavera, per le europee, e in autunno in vista delle politiche del 2015. Sì perché ormai tutti sono sicuri che tra poco più di un anno si tornerà a votare: Sel perché finché ci sarà un governo di larghe intese starà all’opposizione; il Pd, i renziani in particolar modo, perché seriamente intenzionati a tagliare il cordone ombelicale a Letta se entro la deadline decisa in assemblea non si faranno legge elettorale e riforme costituzionali. In casa Renzi, tra l’altro, Sinistra e libertà starà all’opposizione contro il sindaco alle amministrative di primavera.
Quindici mesi di calvario, quindici mesi in cui il dialogo farà il padrone di casa perché mettere in campo il centrosinistra non vuole dire quasi nulla, almeno adesso, soprattutto se si vuole un centrosinistra a trazione Pd. Il pensiero prevalente in casa Sel è dunque questo: rafforzarsi a sinistra ma senza farsi scavalcare dalle idee innovative del Pd renziano. In Sel il dialogo è aspro, c’è chi giura che con Renzi un accordo politico non si potrà mai fare finché lui critica la Cgil – con mezzo sindacato che applaude – mentre loro difendono il gruppo dirigente. È però vero che i discorsi di Sel ricalcano la sinistra degli anni ’70, una vita fa. Un soggetto autonomo di sinistra, seconda o terza gamba del centrosinistra è possibile, a patto che non si creda di avere davanti un’autostrada quando nella realtà è solo un vicolo molto stretto. I rapporti col cinquestelle, poi, si sono così raffreddati che vengono considerati ormai avversari e alternativi alla sinistra. Esattamente come fanno i democratici. La paura maggiore di Vendola è che i suoi si chiudano dentro al Palazzo non tornando più nei territori, la loro principale fonte di consenso.
Ma il tema che preoccupa la dirigenza sono le europee del 24 maggio: Sel ha chiesto ormai da tempo di aderire al gruppo dei socialisti europei ma la risposta tarda ad arrivare. Inoltre, alcuni dirigenti sono scettici nell’indicare come presidente della commissione europea Martin Schulz, l’uomo al centro delle larghe intese fra Spd e Cdu. Altri chiedono di aprire uno spiraglio con Alexis Tsipras per costruire un percorso diverso. Tsipras, per la cronaca, è il leader della sinistra greca Syriza, nominato domenica scorsa dai partiti della sinistra europea (il Gue), comunisti e affini, come loro candidato ufficiale alla Commissione Europea. In Italia, i redivivi Prc, Pdci, Alba e sinistre varie provano a riannusarsi dopo i disastri elettorali recenti. L’idea è un’eventuale lista a sostegno del giovane leader greco che in primavera batterà cassa in Italia.
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