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Governo, bocciati e promossi: ecco i voti ai ministri.

Lavoro: Maurizio Sacconi
Gli va riconosciuto lo spirito di squadra, dote che nel governo è mancata a molti. Fino ad un certo punto ha più lavorato che parlato. A lui (e a Bonanni) si deve il rafforzamento degli accordi aziendali di secondo livello e l’ultima riforma delle pensioni. Poi, mentre la stella di Giulio Tremonti declinava, la svolta iper-mediatica: annunci, proclami ideologici, la criticatissima uscita sul rischio terrorismo. Ha sempre professato la concertazione purché la Cgil restasse fuori. Se ne va dopo la firma, con la Cgil, di un importante accordo sull’apprendistato.

Istruzione: Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini ha trasformato il ministero dell’Istruzione in un campo di battaglia. Quello che per decenni è stato un incarico di retrovia, da affidare a politici e partiti non strategici, è diventato uno degli snodi principali del governo e uno dei pochi a poter vantare risultati, nel bene e nel male. Dal maestro unico alle elementari al voto in condotta in pagella fino ai tagli ai corsi e alle università minori, nessun settore è sopravvissuto al terremoto Gelmini. Ma ha anche promosso il merito ed avviato la riforma dell’università, arginando lo strapotere dei baroni.

Infrastrutture: Altero Mattioli
Ha dovuto guidare un dicastero che senza soldi non può fare quasi nulla. E in questi anni di risorse per le infrastrutture Tremonti ne ha concesse poche. Esemplare il caso del Ponte sullo Stretto: con lui l’opera è stata deliberata, poi è stata stoppata, infine è ripartita. Ma nel frattempo l’Europa si è stufata e ci ha negato i fondi comunitari. Uno dei pochi finanziamenti che ha ottenuto – lui che era anche sindaco di Orbetello – è per la Livorno-Civitavecchia, autostrada invisa agli ambientalisti e ai frequentatori Vip dell’Argentario.

Rapporti con le Regioni: Raffaele Fitto
Pur essendo relativamente giovane, si è mosso con la consumata maestrìa dei vecchi democristiani. Fin troppo cauto, non ha mai alzato i toni,nemmeno durante la campagna elettorale del referendum sull’acqua che ha fatto piazza pulita di due anni di lavoro contro le lobby pubbliche delle aziende comunali. La pazienza di scuola lettiana (è uno dei pupilli di Gianni) gli ha garantito un risultato da Guinness: è l’unico che è riuscito a strappare una delega a Tremonti, quella sui fondi per il Sud. Con quella delega ha tessuto in extremis un’intesa con l’Europa e le otto Regioni meridionali.

Semplificazione: Roberto Calderoli
Tra fascicoli di leggi date al rogo nel cortile del suo ministero e battaglie comequella contro la festività del 17 marzo per celebrare l’Unità d’Italia; tra uno scontro e l’altro con La Russa sulla Libia o sugli stipendi di calciatori, ha gestito in prima persona tutta la partita del federalismo. Strappando l’astensione del Pd su quello regionale e l’ok dei comuni, salvo subirne le ire per i primi effetti della riforma.

P.A e innovazione: Renato Brunetta
Lo ricorderemo come la bestia nera degli statali fannulloni: ha voluto i tornelli nei ministeri, la stretta sulle malattie, più trasparenza nei compensi, ha meritevolmente tentato di ridimensionare il parco auto dello Stato. Gli va rimproverato l’eccesso di zelo, verbale e normativo. Se ne sono accorti gli ispettori di Ue e Fmi: troppo alto lo scarto fra parole e fatti.

Sanità: Ferruccio Fazio
Fazio è stato fin dall’inizio un tecnico prestato alla politica: nessuna riforma, pura (e competente) gestione del quotidiano. Parte come sottosegretario e poi da fine 2009 prende la guida del rinato dicastero,che però non si occupa più di questioni etiche. Unica fase difficile l’emergenza virus H1N1.

Beni culturali: Giancarlo Galan
Ha ereditato da Sandro Bondi un taglio al bilancio di 3 miliardi (su 7 totali in 4 anni), quindi ha puntato i piedi: nella manovra di agosto nemmeno un taglio al suo ministero. E’ riuscito comunque a litigare con gli organizzatori del Festival del Cinema di Roma. Nel frattempo il sito archeologico di Pompei (2 milioni e mezzo di visitatori l’anno) crolla per la terza volta in un anno.
Sandro Bondi: Piazza al ministero il figlio della compagna e pure l’ex marito (fiume di polemiche). Subisce una serie di tagli al bilancio imposti da Tremonti. Trova uno sponsor unico per il Colosseo: Diego della Valle che tira fuori 25 milioni.